L’osservazione e lo studio delle caratteristiche morfologiche si può fare con l’analisi attraverso il microscopio, dato che ci sono organismi cui le loro dimensioni sono inferiori alla capacità visiva che abbiamo. Ecco perché è necessario utilizzare un microscopio per guardare da vicino il mondo microbiologico. Vediamo in questo articolo di cosa stiamo parlando.
Microscopio ottico, che cosa è?
Il microscopio ottico nasce con le ricerche di Galileo Galileo. Ma fu grazie a Francesco Stelluti e l’olandese Anthony van Leeuwenhoek, che utilizzarono gli strumenti creati da Galileo per osservare i microrganismi, diffondendo così la microscopia ottica. Il microscopio ottico si basa sull’uso delle lenti per poter focalizzare e indirizzare la luce che è visibile. Esso è lo strumento principale usato nella diagnostica clinica ma anche negli studi di classificazione dei microrganismi. Si utilizza in maniera semplice.
Come funziona il microscopio ottico?
Il microscopio ottico si compone di un sistema di lenti che sono in grado di raccogliere, indirizzare e focalizzare i raggi di luce che vengono emessi da una sorgente, di modo che rimandano a un’immagine ingrandita di oggetti molto piccoli. La luce che viene utilizzata è dello spettro del visibile ed essa comprende le lunghezze d’onda che sono percepibili all’occhio umano. Il potere di risoluzione di un microscopio non è da confondere con l’ingrandimento di un oggetto. Ma è semplicemente la capacità di distinguere visivamente due punti vicini come separati. Noi abbiamo una capacità di distinguere due punti vicini come separati solo se la misura è di circa 0,1 mm (100 micrometri). Perciò, se due oggetti sono ad una distanza minore, non saremo in grado di distinguerli entrambi ma ne vedremo uno solo. Il microscopio ottico, invece, ha un potere di risoluzione di 0,2 micrometri (200nanometri). Quindi, questo ci permette di amplificare il nostro potere di risoluzione di circa 500 volte. Ma come lato negativo ha che non possiamo distinguere chiaramente ciò che si trova sotto questa distanza. Il potere di risoluzione del microscopio ottico è proporzionale alla lunghezza d’onda della luce. Ecco perché esso è perfetto per permetterci di osservare batteri, funghi, cellule umane e protozoi.
Come si compone un microscopio ottico?
Dunque, vedremo come si compone un classico microscopio ottico, esso presenta una struttura di base e vedremo le sue parti nel dettaglio:
- Tubo per la fotografia, che è opzionale, questo connette l’oculare ad una macchina fotografica, chiaramente dove si desidera acquisire l’immagine;
- Oculari, essi ci permettono l’osservazione del campione. Ma alcuni modelli ne hanno uno soltanto;
- Stativo, questo è la base del microscopio, ne sostiene tutta la struttura;
- Revolver, esso è una semisfera rotabile dotata di tre diversi obiettivi, essi corrispondono a tre diversi livelli d’ingrandimento. C’è quello minimo (10x), quello intermedio (40x) e poi il massimo consentito (100x);
- Tavolino porta oggetti, qui è dove si mette il campione da osservare dopo che viene adeguatamente sistemato su un apposito vetrino. Spesso ha anche una o più pinze per tenere fermo il vetrino;
- Condensatore;
- Manopole di messa a fuoco, qui il livello di messa a fuoco avviene modificano la distanza che intercorre tra il vetrino col campione e l’obiettivo proprio grazie ad esse. Le manopole sono di due tipi: quella macrometrica, la più grande e quella micrometrica l’altra, ovvero la più piccola;
- Sorgente di luce.
Ci sono diversi modelli di microscopio ottico in commercio, si differenziano in base al numero di oculari, in base al livello d’ingrandimento e, in base agli accessori inclusi e prestazioni garantite. Ma se dovessimo prefiggerci degli obiettivi più professionali, dovremo acquistare un microscopio di precisione.
Osservare al microscopio
Il campione che andremo a osservare si posiziona su un vetrino rettangolare, viene poi coperto con l’apposito vetrino copri oggetti e, infine, si fissa al tavolino del microscopio tramite la pinza. Tutti i microscopi sono dotati di livelli diversi d’ingrandimento che possono permettere di scendere sempre più nel dettaglio dei particolari dell’oggetto che stiamo analizzando. Questo è possibile grazie agli obiettivi regolabili che sono caratteristici del revolver. L’ingrandimento minimo (10x) ci permette di avere una visione intera del campione. Invece, quello immediatamente superiore (40x) si utilizza per osservarne la struttura generale, va detto anche che risulta inoltre il migliore per i microrganismi di grandi dimensioni, per i parassiti e per i funghi filamentosi. L’ingrandimento massimo, infine, (100x) ci permette di studiare i singoli dettagli morfologici, ma anche di studiare lieviti, le cellule umane dove si vuole studiare anomalie interne, ma anche batteri più piccoli. In sostanza, oltre che modificare gli obiettivi del revolver, è buona cosa anche muovere il vetrino e non soffermarsi solamente su un unico punto del campione durante l’osservazione. Almeno potremo esaminarlo per intero. Trascurare questo aspetto può causare errori che ci portano a gettare via un campione valido solo perché non abbiamo avuto l’accortezza di esaminarlo in ogni sua parte.
Conclusioni
Infine, va detto che il microscopio non permette solo la visione ingrandita della cellula o del microrganismo come è nella realtà, ma osserveremo il risultato dell’interazione fra lo strumento e l’oggetto reale.